L’annosa questione relativa al legame tra consumo di carne rossa e malattie cardiovascolari trova un’ulteriore conferma in due nuovi studi condotti in due università americane (pubblicati uno su JAMA Internal Medicine e l’altro su Lancet EClinical Medicine) che per vie diverse portano alla stessa conclusione, e cioè che la limitazione del consumo di salumi e carni aiuta a tenere lontane le malattie cardiovascolari. Questi studi sono stati condotti su campioni molto ampi e, pur avendo dei limiti (per esempio non tengono conto di alcune variabili come la cottura della carne e sono condotti su campione di persone statunitensi, che, come è noto, hanno un’alimentazione meno sana rispetto a quella di altri paesi), confermano comunque l’invito a consumare meno carni rosse e lavorate e lasciare più spazio a cereali, legumi, frutta e verdura.
A questo proposito, un recente studio condotto sempre in America, dall’American College of Cardiology, dimostra che una dieta prevalentemente vegetariana ha effetti benefici sul microbioma intestinale, l’insieme dei batteri che popolano il nostro apparato digerente e che influisce notevolmente su diversi aspetti della nostra salute, dal metabolismo alle difese immunitarie. I ricercatori hanno puntato l’attenzione su un metabolita della flora batterica intestinale chiamato TMAO (trimetilammina N-ossido), noto per essere collegato al rischio di malattie cardiovascolari. Hanno esaminato un gruppo di oltre 700 donne nell’arco di un decennio, confrontando varie informazioni sulle abitudini di vita, su patologie coronariche e infarti e sui livelli plasmatici di TMAO .
Ne è emerso che le donne più esposte a danni cardiovascolari hanno livelli più alti di TMAO oltre a un indice di peso corporeo più alto e a una familiarità per queste malattie. Ma hanno anche l’abitudine di mangiare poca frutta e verdura e molti prodotti di origine animale. Fra le donne considerate, i livelli più alti di TMAO erano associati a un rischio di malattia cardiovascolare aumentato anche del 67 per cento. Il pregio di questo lavoro è avere seguito i cambiamenti determinati dalla dieta nel tempo e avere dimostrato che ridurre gli alimenti di origine animale è un modo per ridurre i rischi per il cuore, e che monitorare i livelli di TMAO potrebbe diventare un metodo per aiutare a fare prevenzione.