Un interessante articolo del Prof. Hervè Maisonneuve ha analizzato le dinamiche della comunicazione negli ultimi decenni: nel 1969 John F. Ingelfinger, caporedattore del The New England Journal of Medicine, propose una politica che fu rapidamente adottata dalla maggior parte delle riviste scientifiche in tutti i campi: non prendere in esame manoscritti di scienziati i cui risultati fossero già stati presentati ai media o già pubblicati. Questa decisione si basava sul principio che le riviste, attraverso il loro processo di revisione tra pari e di controllo della qualità, garantivano la validità dei dati divulgati.
Ma con l’avvento degli archivi aperti e l’accesso alle prestampe, questa regola non fu più rispettata. La prestampa è in pratica il manoscritto dell’autore, la versione iniziale della ricerca, prima che venga inviata ad una rivista per approvazione. Non include quindi alcuna correzione né le modifiche apportate dallo stesso autore dopo la revisione tra pari. Alcune prestampe sono fuorvianti o mancano anche di buone pratiche scientifiche o di una base di adeguata integrità scientifica.
Esistono quindi sostanziali differenze tra le prestampe e gli articoli pubblicati in una rivista scientifica e la loro consultazione richiede quindi molta cautela. “Le prestampe – sottolinea il Professore – sono report preliminari che non sono stati sottoposti a revisione paritaria. Non dovrebbero essere considerati conclusivi, guidare la pratica clinica, il comportamento relativo alla salute o essere riportati sui media come informazioni consolidate”.
Purtroppo però, a partire dai primi anni del nuovo millennio e soprattutto in questi ultimi mesi, durante l’emergenza per il Covid-19, i media, il pubblico, i politici e persino i professionisti della salute discutono delle prestampe non appena vengono messe online, spesso dimenticando che questi manoscritti non sono stati sottoposti a valutazione o convalida scientifica da parte di un comitato di revisione.
Troppe discussioni sono state alimentate da prestampe; a volte i risultati compaiono anche sui social network prima che sia disponibile un manoscritto. I media non verificano adeguatamente le loro fonti e non prendono precauzioni prima di pubblicare i risultati della ricerca e se pensiamo che durante questa pandemia il numero di prestampe presentate è di circa 60 al giorno, possiamo facilmente intuire il perché della circolazione di tante notizie che dicono “tutto e il contrario di tutto”; è importante ricordare quindi che prima di divulgare una notizia è necessario verificare la sua attendibilità e la sua provenienza per cercare di non fare “disinformazione”.